Ormai è chiaro a tutti: il mondo del lavoro è cambiato e continua a cambiare continuamente ancora oggi, per cui le politiche e le strutture che potevano funzionare con le vecchie generazioni sono ormai obsolete e completamente inutili. Non è una novità. Tuttavia, ci si chiede da cosa sia mosso questo cambiamento e, soprattutto, quale sia il traguardo, o perlomeno la tappa, che si vuole raggiungere.
Pack, startup innovativa che ha come mission quella di accelerare lo sviluppo di imprese e persone, e Hunters Group, agenzia specializzata nello scovare giovani talenti per settori altamente verticali, hanno quindi deciso di condurre un’indagine di mercato per capire quali fossero le nuove esigenze e preferenze della Generazione Z in merito al mercato del lavoro.
Inoltre, il successo della ricerca è stato possibile anche grazie al supporto di tutto il Network di JE Italy, che ha contribuito nella realizzazione e nella diffusione della survey.
Ricordiamoci, infatti, che Pack e la relativa Community HR sono state fondate rispettivamente da Pietro Picogna e Giorgia Cendron, entrambi alumni di JE Italy. Grazie all’unione di tutte queste forze amiche, i risultati prodotti dall’indagine di mercato ci hanno aiutano a far luce sulle nuove esigenze e prospettive future per un’azienda in cerca di nuove reclute.
Ma perché proprio la Generazione Z? Perché è completamente diversa da quelle precedenti, è la generazione che ha visto il mondo trasformarsi a causa di una pandemia globale, che sta vivendo il passaggio definitivo al digitale e che sta subendo il talent shortage che caratterizza il mercato del lavoro di oggi. Però, è anche una generazione che non si lascia abbattere dalle difficoltà di questo momento storico e che sempre più combatte per far sentire la propria voce e farsi valere.
Partendo da un campione di 500 persone provenienti da tutta Italia, con un’età compresa, appunto, tra i 18 e i 31 anni, si è visto quali sono i trend emergenti relativamente a 3 aspetti fondamentali del mercato del lavoro: formazione, work-life balance e crescita personale, aspetti che al giorno d’oggi non possono non essere considerati all’interno di un ambiente lavorativo o nella ricerca di una posizione.
Nonostante i luoghi comuni provenienti dalle vecchie generazioni, secondo i quali i “giovani” non hanno voglia né di studiare né di lavorare, dalla ricerca emerge l’esatto contrario: quasi il 60% degli intervistati sceglie la propria posizione lavorativa in base alle possibilità di formazione che gli vengono offerte. In particolare, il mentoring viene considerato la chiave per lo sviluppo personale, per cui molti giovani si aspettano di essere seguiti e guidati fin da subito da una figura senior, attraverso un percorso molto personalizzato e creato ad hoc per il singolo.
Inoltre, dalle interviste emerge anche una delle più grandi fallacie del sistema universitario italiano: la lontananza tra mondo accademico e lavorativo. Infatti, il 61% degli intervistati preferisce il Training on the Job rispetto alla formazione in aula o online, preferite invece solamente dall’8%. Il 31% rimanente, invece, si mostra favorevole a un apprendimento sia fisico che online per sfruttare i vantaggi di ciascun canale. Quindi possiamo vedere come sempre più gli studenti e i neolaureati cerchino di fuggire dai banchi o dagli schermi per incominciare a impastare le mani in qualcosa di concreto.
Altrettanto importante per gli intervistati è il tema dello sviluppo e della crescita personale. Il 41% di essi dichiara di aspettarsi un programma di crescita ben definito all’ingresso dell’azienda, in particolare rivolto alle competenze hard necessarie per la posizione per la quale si candidano. Ancora una volta vediamo l’esigenza e anche la volontà da parte dei giovani di mettere in pratica quello che si è appreso sui manuali universitari, facendo esperienza sul campo.
Ma quali sono gli elementi essenziali da inserire all’interno di questo piano di sviluppo? Per quasi il 60% degli intervistati, la possibilità di crescita professionale rappresenta il driver principale nella scelta di un’azienda in cui mandare il proprio CV, mentre per quasi il 30% di essi anche il ruolo e le mansioni che si otterranno costituiscono un buon metro di valutazione. Per il resto, troviamo vari elementi che assumono diversa importanza a seconda della situazione, come la necessità di relazionarsi con leader carismatici, poter lavorare da remoto, ritrovarsi in un ambiente sano e con una cultura aziendale in linea con i propri valori.
Fortunatamente, a differenza di qualche decennio se non anno fa, dove praticamente era ancora fantascienza, anche il work-life balance è diventato uno dei temi caldi del Mondo Lavoro: flessibilità ed autonomia fanno da padroni in questo dibattito, e i risultati emersi dall’indagine Pack-Hunters Group sono coerenti con il tema delle formazioni. Infatti, la maggior parte degli intervistati preferisce la presenza di una figura guida e di un piano di sviluppo ben definito piuttosto che essere lasciata completamente allo sbaraglio.
Mentre, per quanto riguarda la flessibilità, il discorso è diverso: quest’ultima risulta essere un punto cruciale per i giovani talenti, e si lega anche al tema del dove e quando lavorare. L’84% degli intervistati preferisce la modalità ibrida e solamente il 6% vorrebbe lavorare completamente da remoto. Per quanto riguarda il welfare aziendale, la metà dei giovani intervistati si aspetta di avere un piano ben strutturato, che dia indicazione riguardo la possibilità di lavorare in smartworking, che contenga un’assicurazione sanitaria, dei buoni pasto o anche la possibilità di detenere stock all’interno dell’azienda. Inoltre, emergono, in piccola percentuale, anche il bisogno di avere agevolazioni nei trasporti e un’assistenza psicologica. Da qui emerge il confine molto sottile tra campo d’azione dell’impresa e vita privata del lavoratore, che sempre più viene influenzata dalle politiche aziendali che finiscono irrimediabilmente a caratterizzare fortemente il modo di vivere dell’individuo.
Questi dati possono poi essere calati in una visione molto più dettagliata della situazione: ad esempio, dal punto di vista geografico, emerge che nel Nord Italia si tende a preferire lo smartworking, mentre al centro i giovani continuano a preferire il lavoro in presenza, accompagnato da percorsi di crescita personale offerti dall’azienda. Al sud si è più propensi all’e-learning in ambito formazione, e viene data fondamentale importanza alla presenza di un leader carismatico che possa ispirare le proprie azioni. Notiamo anche che i non laureati preferiscono di gran lunga formazioni e mansioni in presenza, con ruoli e mansioni ben definiti. Il Training on the Job e il lavoro in presenza viene preferito anche dal pubblico femminile, mentre quello maschile è più propenso al lavoro da remoto. Si ribaltano così gli antichi preconcetti secondo i quali la casa è l’ambiente femminile per eccellenza, mentre gli uomini si ritrovano in piazza per fare affari. Oggi si vuole esattamente il contrario!
Possiamo dire che questi numeri non fanno altro che confermare quello che abbiamo di fronte tutti i giorni: dalla necessità di poter lavorare in maniera flessibile all’esigenza di piani di crescita e formazione creati ad personam. Ma cosa possono fare le aziende per venire incontro alle nuove richieste della Generazione Z? Sembra scontato dirlo, ma rivedere il proprio modello organizzativo può essere un punto di partenza per stare al passo con i tempi. Introdurre dei nuovi Action Plan specifici e quindi allargare la propria visione può aiutare gli imprenditori a reclutare e mantenere giovani talenti, senza dover far leva sulla disperazione di questi ultimi per trovare una posizione lavorativa e vedersi costretti ad accettare qualsiasi cosa.
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